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Chi Siamo

Sebbene diversificati per localizzazione, storia, cultura, lingua, i Paladini dei vini di Sicilia condividono tutti un orientamento alla più elevata cultura del vino di Sicilia e sono accomunati dalla passione generazionale e dal rispetto della tradizione per i vini siciliani, sicuramente tra i più importanti  del mondo.

Attuale propulsore dell’Associazione è il marsalese Avv. Diego Maggio, riconosciuto ambasciatore dei grandi vini siciliani. Presidente dei Paladini dal 1994, è nota la sua appassionata competenza del vino. Da anni gira l’Italia e l’estero per propagandare la facies autentica della terra di Sicilia, il buon nome e l’alta qualità delle sue produzioni tipiche.

Anche in altre lingue, racconta le leggende e la storia della sua gente, le sue radici profonde al pari degli antichi vigneti, gli aneddoti ed i proverbi in dialetto siciliano. Insieme ai brindisi che lui intona con i nostri gioielli nel bicchiere.

Diego Maggio continua a girare il mondo, per diffondere affetti e produrre effetti, per augurare cordialmente “Buona Sicilia a tutti”, per insignire qualche degno nuovo adepto: a Londra ha fondato il British Chapter, a Manhattan il Capitolo Statunitense dell’Associazione, nel Baden Wurttenberg il Capitolo tedesco, a Tokio ha favorito l’esordio dei nostri vini al Wine Japan, a Palermo ha avvicinato il FAI (Fondo per l’Ambiente Italiano) alla grande qualità naturale del vino siciliano, a Roma ha elegantemente offerto ai Deputati della Repubblica nella Sala della Lupa di MonteCitorio – la migliore Sicilia nel bicchiere.

Ripetutamente viene chiamato per conferenze e degustazioni sul Rinascimento dei vini siciliani.

Tra le centinaia di questi cavalieri del buon gusto ci sono autentici personaggi.
Infatti Paladini dei Vini di Sicilia sono stati negli anni nominati – tra gli altri – l’Arcidiacono di Londra, Sam Woodhouse (diretto discendente dei fratelli imprenditori di Liverpool che nel lontano 1773 per primi crearono il Marsala), Lord Charles Forte of Ripley (titolare della famosa catena alberghiera); maestri del vino come Lamberto Gancia, i conti Giuseppe e Lucio Tasca d’Almerita, Marco De Bartoli; il conte Alessandro Federico, ed il barone Nicolò la Lumia; della finanza e dell’impresa come il cav. Giuseppe Gioia; della diplomazia come l’ambasciatore Emanuele Scammacca (barone) del Murgo; della satira come Ro Marcenaro; dello sport come Sara Simeoni; della ristorazione come il californiano Piero Selvaggio, i palermitani Pino Stancampiano e Pippo Anastasio, il trapanese Peppe Giuffrè; del marketing come il newyorkese Lucio Caputo e dell’immagine come Ferruccio Barbera; del giornalismo enogastronomico come Vincenzo Buonassisi, Massimo Alberini, Luigi Papo, Zeffiro Bocci, Toni Sarcina, Graziella Bivona (America Oggi) Agostino Mulè (SiciliAgricola), Paolo Massobrio (Papillon), Alberto Paolo Schieppati (Bar Giornale e Fuoricasa), Giovanni Campolmi, Gaetano Basile e Anna Pesenti; gli indimenticabili professori Giampietro Ballatore e Bruno Pastena; della lingua siciliana come Gaetano Cipolla (St.John University-N.Y.) della critica d’arte come Vittorio Sgarbi.

Questi gentiluomini d’altri tempi eppur così attuali, si battono su un campo di battaglia incruento, ma intelligente: trasformandosi in altrettanti messaggeri e testimoni di un modo di vivere all’altezza della Sicilia migliore, dei suoi prodotti più genuini, dei valori profondi della sua cultura.